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Franco FASULO

I L   V I  A G G I O

Opere 2000 -2021

con testo di Giusy Randazzo

  e   video di Tano Siracusa

Il suo percorso artistico inizia alla fine degli anni ‘80. Utilizzando le radici di ulivo, crea una serie di sculture evocanti i miti greci. Queste opere raggruppate nella mostra “Nel giardino di Zeus” saranno esposte in Sicilia, a Parigi al Salone Internazionale dell’Alimentazione (1994) e alla Fortezza da Basso di Firenze nel 1995.
Successivamente compie una serie di viaggi nei paesi rivieraschi del Mediterraneo e del nord Atlantico; nasce così la sua ricerca pittorica, ispirata dal mondo della navigazione e dai porti dei luoghi visitati.

Le sue opere sono state proposte al pubblico con la personale “Il Blu e la Ruggine”, per il centro Culturale Pier Paolo Pasolini e curata da Aldo Gerbino ad Agrigento (2001) , al Palazzo della Permanente di Milano (2002) in occasione del concorso nazionale Premio Arte Mondadori, in seno al quale ha ottenuto il secondo posto con l’opera “Esistenza Nomade”. Di seguito, ha esposto con regolarità sul territorio nazionale ed europeo. Del 2018 la sua personale "Codice degli orizzonti, alla FAM Gallery di Agrigento, curata da Giuseppe Frazzetto.
Le sue opere sono presenti in collezioni private e nelle sedi di: Cassa Nazionale dei Notai in Roma; Consiglio Notarile di Agrigento; Banco di Credito Siciliano di Palermo; IACP di Agrigento; Comune di Sartirana Lomellina; Comune di Porto Empedocle; Osservatorio Arte Contemporanea “Museum” di Bagheria; Fondazione Andrea Camilleri, Porto Empedocle.
Testi e contributi critici di:: Andros, L. Chauvel, E. Commessatti, G. Castelli, G. Frazzetto, A. Gerbino, G. Iannello, D. Lacagnina, G. Macaluso, V. P. Mazzara, P. Minacori, P. Nifosì, G. Randazzo, G. Savatteri, V. Serra, L. Spagnesi, J. Zoderer.
Gallerie di riferimento in Italia: Fabbriche Chiaramontane, Agrigento; Galleria Art’è, Acireale; FAM Gallery, Agrigento.
Galleria di riferimento per gli U.S.A: Art of the World Gallery; Houston.

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Franco FASULO
Conversazione
con Maurizio Masone, 2021

Franco FASULO
Tra la nebbia e il sole 
di Tano Siracusa, 2014

Finis terrae

di Giusy Randazzo

L’essenziale non è invisibile agli occhi se la realtà è narrata da un artista che ci indica non soltanto in che direzione guardare ma soprattutto come “leggere” quel che sfugge allo sguardo.

L'immagine nell'opera di Franco Fasulo è poesia che racconta con linguaggio originario il mare e il nostro modo di abitarlo, ma per andare oltre. Navi, battelli, cargo divengono mezzi che non semplicemente lo attraversano ma guadano il sogno, consentendoci l'immersione in noi stessi.

«Se l’uomo incominciasse con lo studiare prima se stesso, capirebbe quant’è incapace di spingersi oltre. Come potrebbe una parte conoscere il tutto? Forse esso aspirerà a conoscere almeno le parti con cui ha qualche proporzione. Ma le parti del mondo sono tutte in tale rapporto e connessione reciproca che io credo sia impossibile conoscere l’una senza l’altra e senza il tutto»1.

E il tutto è da sempre l’aspirazione di Fasulo, a cui vorrebbe giungere attraverso la parte, nell’intima convinzione che il viaggio porti comunque a un approdo da cui salpare nuovamente. Ogni minimo frammento rappresentato diviene così un prodigio, poiché nella sua estrema piccolezza racchiude l’immensità della natura reale e ideale, si fa confine da cui scrutare l’intero essere nel quale siamo immersi. Fasulo si perde nell’enormemente piccolo e si meraviglia di fronte al perenne dinamismo del mare che più di qualsiasi altro ente dà forma alla nostra inquietudine e alla nostra continua ricerca di un punto fermo. L’astrattismo dei suoi oli e dei suoi pastelli, dunque, soltanto apparentemente abbandona il tangibile, ma non è aniconico poiché sempre ancorato alle forme di una terrestrità trasfigurata. La fedeltà alla terra emerge dall’uso sapiente con cui Fasulo stende e dispone i colori: se per un verso essi manifestano l’influenza di artisti come Nicolas De Staël, dall’altro lo distinguono e ne rappresentano la cifra. Le grandi porzioni di colore non sono mai tinte piatte e, pur se contrastanti, fluiscono da una tonalità all’altra senza stacchi in un abbraccio coerente e rivelatore. Il metodo compositivo si svela nelle linee che emergono dall’incontro di sfumature e cangiamenti o che sono volontariamente tracciate. Il risultato della combinazione di colori e di linee, anche in presenza di toni cupi, è la luce che magicamente illumina la scena permettendo all’osservatore di cogliere il reale nella concretezza del suo riferimento.

Mai l’artista si distrae dalla sua intenzione originaria: sfiorare di là dal visibile il tutto. Egli indaga una parte attraverso l’altra che lo conduce ancora a un’altra e così via, senza fermarsi, convinto che «il più bello dei mari è quello che non navigammo»2; vive lo scacco come meta e imperterrito segue la geometria della concatenazione e si fa intimo con l’infinito attraverso il finito, oscillando di continuo tra questi due estremi. La forza di questa passione conoscitiva diviene immagine, a tal punto essenziale da tradursi in poesia, da provocare smarrimento e meraviglia, da farsi quiete e moto.

«Io sono straordinariamente meravigliato di quel che sono queste 'apparenze'; e talora, se mi ci fisso a guardarle, realmente ho le vertigini»3.

Così l’osservatore di fronte alle opere in mostra. Fasulo, insomma, ci sprona ad andare oltre la semplice visione degli enti, oltre l’orizzonte fisico, per indagare nel silenzio di una lettura intima la profondità che ci abita, speculare a quella del mare e come essa non del tutto conoscibile, ma pur sempre scrutabile, esplorabile, sondabile. Oltrepassiamo, in tal modo, il confine della materialità tuffandoci nel mare di emozioni contrastanti di cui l’artista ci fa dono in questa mostra.

Il viaggio verso nuovi orizzonti di pensiero inizia qui. Qui finisce l'oggettività della terra, qui termina la materia fenomenica, qui si rivelano le possibilità dell'esperienza sensibile. Qui il realismo sfocia nell'idealismo. Qui siamo oltre il confine della terra.

Note

1 B. Pascal, Pensieri, Giunti Demetra, Firenze-Milano 2009, p. 57.

2 N. Hikmet, «1942», in Poesie d’amore, Oscar Mondadori, Milano 2006, p. 14.

3 Platone, Teeteto, 155e.

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Mostra 'Il Blue e la ruggine', 2000 

Foto di Angelo Pitrone e Peppe Lazzano

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