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Intervento del Presidente del Centro Culturale Pier Paolo Pasolini, Maurizio Masone ,

in occasione del I° Premio Letterario dedicato a Giusi Carreca organizzato dall'Associazione CiakDonna

14 dicembre 2022

            Giusi è stata un’amica, una sorella, una compagna di tante battaglie. Dopo più di un anno dalla scomparsa

il dolore non si è attenuato. È un’assenza che si fa sentire perchè ha cambiato le nostre abitudini e i nostri comportamenti.

A Ninni, Chiara e Massimo va - ancora una volta - il mio abbraccio.

Giusi, era una delle persone più oneste e intelligenti che io abbia conosciuto e ricordarla, oggi, in questo bellissimo contesto

grazie ad una iniziativa di una associazione di donne è quanto di meglio si potesse desiderare.

 Giusi che era una fine intellettuale parlava spesso della poesia come l’apice dell’espressione culturale; non la vedeva come merce

da consumare ed era per questo che il suo pensiero era molto pasoliniano.

Pasolini diceva che ‘la poesia non è merce…. non è prodotta in serie, cioè non è un prodotto.

E un lettore può leggere una poesia un milione di volte senza consumarla. Anzi forse la milionesima volta la poesia gli potrà

sembrare più strana e nuova e scandalosa che la prima volta’.

            Per questo, Giusi aveva un amore profondo per la poesia, per la bella prosa. Oggi, è quanto mai appropriato associare un premio come questo al nome di Giusi Carreca. 

            Giusi, era una persona colta, con il gusto per il bello, che si è dedicata alla produzione letteraria, artistica con una grande capacità di un’autonoma elaborazione. Lei era una intellettuale gramsciana per eccellenza.

Se per Pasolini ‘l’intellettuale è dove l’industria culturale lo colloca, Lei era più una intellettuale in senso gramsciano ovvero ‘aveva la funzione essenziale nella costruzione dell’egemonia culturale per il riscatto del proletariato’. Nel caso di Giusi, l’obiettivo era il riscatto degli ultimi si, certo, ma in particolare il riscatto delle donne.

Questo è stato il terreno di impegno che scelse sin da giovanissima. Fu protagonista, intanto in questa città ma non solo, di tante tante battaglie per affermare il diritto delle donne ad essere libere di decidere della propria vita, del proprio corpo, dei propri affetti, della propria sessualità.

Era l’epoca anche di nuove conquiste come le nuove leggi sul Diritto di famiglia, il divorzio, l’interruzione di gravidanza e le prime norme sulla parità di genere, la tutela delle lavoratrici madri, fino alla parità di trattamento di uomini e donne in materia di lavoro, contro la violenza sessuale e le violenze familiari.

Conquiste che ha visto Giusi sempre in prima linea caratterizzando così il proprio impegno politico e culturale in queste battaglie di civiltà.

Oggi, ad esempio, Giusi sarebbe stata impegnata a sostegno della battaglia delle donne iraniane che, come ha detto recentemente la scrittrice iraniana Azar Nafisi, stanno lottando non a favore o contro il velo, ma prima di tutto per la libertà di espressione e la libertà di scelta. Non può esserci nessuna società che possa pensare di esistere sulla base di un radicato razzismo verso le donne come oggi è in Iran.

            Quando Giusi inizia la sua militanza politica il femminismo era ampiamente presente tra le donne di sinistra  - iscritte al PCI - che praticavano la doppia militanza, nel movimento e nel partito con l'ambizione di coniugare la libertà delle donne con la trasformazione sociale. Ciò che determinò una attenzione nuova da parte del partito verso le donne italiane e la cultura nuova che in modo plurale esprimevano fu la vittoria del referendum sul divorzio del 1974 dove il sostegno alla legge sul divorzio ebbe un consenso del 53% degli italiani, più elevato tra le donne che non tra gli uomini e presente in modo omogeneo sul territorio nazionale.

            Fu l'inizio alla politica di una nuova generazione di donne e la costruzione di una nuova e bella politica popolare: casa per casa, nei luoghi di lavoro, la autogestione dei consultori, la partecipazione ai collettivi femminili ecc.

            (Un evento che portò il segretario del PCI ad avviare una riflessione nuova sulla battaglia di emancipazione femminile. Da parte non solo delle donne ma anche degli uomini a partire dallo stesso Enrico Berlinguer. Famosa la sua intervista a Carla Ravaioli rilasciata nel 1976 in cui esplicitamente ammette i limiti del partito nel rapporto con le donne, il permanere del maschilismo, la necessità di elaborare un approccio nuovo che superasse il concetto di emancipazione per assumere la liberazione femminile, intendendo con questo termine un progetto di trasformazione della società che riguardi la condizione sociale ma anche le relazioni tra i sessi, il cambiamento del costume, la nuova identità maschile e femminile).

            E’ questa la fase dove nasce e cresce l’adesione di Giusi alla politica attiva e alla sua militanza nella sinistra diventando una dirigente del PCI ottenendo sempre risultati politici lusinghieri. Voglio ricordare che è stata, dal 1980 al 1990, Consigliere provinciale e si candidò alle elezioni europee del 1989 ottenendo più di 5000 preferenze ad Agrigento città e più di 30.000 in Sicilia. Ad Agrigento mai una donna e nemmeno il PCI ottenne mai questo risultato, record di consensi, andando ben oltre il 20%.

            Giusi nel suo impegno politico scelse il campo della sinistra dove voleva con la propria militanza costruire in fondo un futuro migliore per il proprio Paese, per i propri figli. In quelle battaglie lei non si tirò mai indietro, dico mai! Quelle battaglie alcune le ha vinte, molte le abbiamo perse senza mai chinare la testa davanti a nessuno e a nulla. 

Anche dopo l’impegno politico Giusi non abbandonò mai la battaglia per i diritti delle donne che questo avvenisse attraverso l’Agorà delle Donne, il Soroptimist, Ciakdonna. Lei, c’è sempre stata.

            Quindi, non è stato un caso che nel tenere alta l’attenzione sulla questione femminile ha pensato e realizzato in letteratura e in teatro Cartoline Colorate, una produzione insieme ad Anna Maria Tedesco prima a teatro e poi con il libro pubblicato da Medinova. Quell’esperienza fu una ricerca - nella quotidianità - delle donne che vivono la normalità nell’essere madri, mogli, figlie, lavoratrici; sulle violenze fisiche, psichiche che subiscono. Quel lavoro di raccolta di decine di testimonianze, storie di ingiustizie in famiglia, per strada, sul posto di lavoro ci hanno emozionati e resi consapevoli - tutti quanti - di quanta strada c’è ancora da fare nella società di oggi, che la battaglia non è finita se, ad esempio, le donne arrivano a perdere la vita per mano dei propri mariti, dei propri padri, dei propri compagni.

            Guardava sempre avanti, lì dove stavano nuove opportunità, nuove amicizie, nuovi percorsi di vita, nuove contaminazioni culturali.   

            Per questo Agrigento si è radunata attorno a lei riconoscendole l’amore che in tutti questi anni aveva manifestato apertamente per la sua città, per questa città amata con non  mai, con tutti i suoi pregi e anche con i suoi molti  difetti e per la quale aveva combattuto sempre per farla  uscire da un oggettivo isolamento culturale, territoriale, politico e quindi non è un caso, non poteva essere una caso che fosse tra le protagoniste della nascita del centro culturale Pier Paolo Pasolini, infatti oltre alle tantissime cose che faceva in giro con le  con le associazioni, con il teatro, condivideva anche le attività del nostro Centro che 40 anni prima aveva fondato.

            Infatti, fu lei - insieme ad altri - che nel 1981 pensarono di costruire un centro culturale, qualcosa di diverso, insieme di culture diverse, che vengono a contaminarsi pensando che attraverso la cultura si potesse superare la marginalità, le arretratezze, potessero stare assieme laici e cattolici, uomini e donne che si richiamassero alla sinistra.

            Quindi anche Agrigento, anche questa provincia poteva avere un’occasione di rinascita. Non c’è stata in questi 40 anni manifestazione, pubblicazione, incontro, dibattito, mostra che non abbia visto Giusi protagonista: la sua mano, il suo sapere affrontare temi anche diversi, lontani dalle esperienze di ognuno di noi, la si trovava sempre pronta a costruire un dialogo, capace di raccogliere a se persone, cittadini, donne, uomini, giovani, bambini. 

            Potete scorrere la nostra storia e troverete Giusi dovunque, questo a dimostrazione del suo ruolo e del suo protagonismo, poi negli anni insieme ad Anna Maria Tedesco ha portato avanti progetti e uno tra ci aveva coinvolto “Tolì tolì tolì”, il Museo del gioco e del giocattolo antico, attraverso la stampa per ben tre edizioni del libro sui giochi e sul giocattolo antico. Un’idea bellissima quella di far assaporare ai bambini ma anche ai più grandi il sapore della semplicità e dell’amore per le tradizioni e quindi anche per la nostra terra. Giusi diceva: “Un viaggio nella memoria dei giochi di strada che si costruivano con le mani con l’obiettivo di far conoscere da dove veniamo senza demonizzare il progresso”.

            E la Casa di Alice, la prima Ludoteca ad Agrigento, il Teatro dei burattini. Quante iniziative che vedono al centro i bambini, il loro divertimento, la loro sana e consapevole crescita in una società sempre più difficile e complessa coniugando tradizione e innovazione.

            Negli ultimi anni poi aveva riscoperto la recitazione, che aveva abbandonato, non mancava mai

di dare il suo contributo, non diceva mai di no a nessuno ed è anche per questo che abbiamo potuto

condividere con lei momenti di pura poesia, attraverso le sue letture, attraverso le sue interpretazioni.

            Infine, il teatro. Il suo vero amore. Per lei era come “un rito culturale” come lo definiva Pasolini.

Aveva iniziato con il Punicipio, qui di fronte, con Bertino Parisi, Michele Guardì e Enzo Di Pisa.

Alla Rai con L’Altosparlante e La Domenica del Villaggio fino agli ultimi giorni della sua vita in un’alba girgentana

– come ci riporta l’amico Giovanni Volpe – le sue ultime parole in scena “Dobbiamo imparare a perdonare,

ad amare, sono queste le sole cose che contano in questa nostra vita disgraziata. Non le toccate! Sono le sole

che abbiamo…”

            Nel mezzo, una vita dedicata a questa passione, dal Piccolo Teatro pirandelliano e la Settimana al piazzale Caos fino al Teatro tutto al femminile di Cartoline colorate o a Villa Malgiocondo con l’amico Tano Aronica che ci ha ricordato che “la forza di Giusi era pari al suo talento ed alla sua passione per l’arte e la cultura”.

            Era felice sul palcoscenico. Matteo Collura ha detto di lei “Impareggiabile attrice dalla forte personalità e straripante vitalità”.

            Sono certo che questa città, questa comunità troverà forza e ragioni per ricordare Giusi Carreca, donna “di immenso talento e innata classe”. Noi faremo la nostra parte sollecitando anche le pubbliche istituzioni a fare la loro.

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Conversazione con Franco Fasulo - 2021

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SCRITTO DEL PRESIDENTE MAURIZIO MASONE IN RICORDO DI FRANCO FASULO

Sono passati pochi giorni dall'ultima telefonata anche se faticosa per Franco. Per lui era indispensabile scambiare opinioni perché il confronto con i suoi amici alimentava la sua quotidianità.

Vivendo entrambi nel pavese siamo riusciti un po' di volte a vederci o meglio, ho avuto il piacere di essere suo ospite nella casa di Sartirana oltre che visitare il suo laboratorio, quella chiesa sconsacrata che volle follemente tra le cascine e le risaie della Lomellina.

Era un piacere parlare con lui, pieno di progetti, di nuove idee e non è un caso che nei colori dei suoi orizzonti, nelle sue opere, emerge con una forza travolgente il suo carattere propositivo, gentile.

Lui era affezionato a due sue opere 'Esistenza nomade' e 'Lisboa' e alla sua prima grande mostra 'Il blu e la ruggine' del 2001 ma in questi ultimi vent'anni ci ha consegnato tele dall'intensità visiva e linguaggio pittorico di grande valenza culturale.

Una sera di qualche anno fa, mi presentai all’inaugurazione di una sua mostra ad Alba, senza avvertire del mio arrivo. Mi chiese di intervenire, di dire due parole. In quell’occasione, chiesi agli amministratori e agli operatori culturali della Lomellina presenti all’evento di tutelare uomini e intellettuali come Franco perché Agrigento aveva affidato loro uno dei suoi uomini migliori, un artista al quale volevamo bene e che aveva fatto una scelta culturalmente rigorosa e umanamente coraggiosa.

Ciao amico mio, RIP

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Ciao Giusi....

Giusi ci ha lasciati.

Oggi, abbiamo perso un’amica, una sorella, una compagna di tante battaglie. Nulla, in questo momento, può attenuare il nostro dolore. La perdita di una persona cara sconvolge la nostra mente, i nostri quotidiani comportamenti. Non trovare più al proprio fianco una delle persone più oneste e intelligenti tra quelle conosciute è una perdita che difficilmente potrà essere colmata. 

Vogliamo ricordarla per la sua bellezza nella vita, nell’arte, nell’impegno sociale, nelle battaglie politiche, sempre protagonista sulla strada delle libertà dell’universo femminile, in testa ad ogni manifestazione per i diritti di cittadinanza.

Negli ultimi anni aveva riscoperto il piacere della recitazione. Non mancava occasione per dare il suo contributo alle iniziative culturali organizzate in città. La sua Agrigento. Città amata, amata tanto e per la quale ha combattuto per decenni affinché potesse uscire dall’isolamento culturale e dalle soffocanti tradizioni.

E’ lei che fondò, insieme ad altri amici e compagni, il Centro Culturale ed Editoriale Pier Paolo Pasolini convinta che per sconfiggere le forze conservatrici e la mafia ci fosse bisogno di più ‘cultura’.  

Ci lascia una grande donna.

Agrigento 01 febbraio 2021

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Museo del gioco e del giocattolo antico

di Giusi CARRECA e Anna Maria TEDESCO

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Museo del gioco e del giocattolo antico

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di Giusi CARRECA e Anna Maria TEDESCO

“ ..Ho capito perché, circondati da uno scenario di pietre, si possono dipingere volti umani, torsi, nudi di femmine e di maschi. Così come si può fare il contrario. La luce che abilmente, gioiosamente, e a volte drammaticamente, tocca i corpi di Provenzano, e quella che, in Sicilia, modella le pietre che i veri artisti ispirano ogni forma espressiva. Non c’è scarto tra i paesaggi di Gianni Provenzano e i ritratti umani. Dell’identica luce ho detto. Il resto è nella schietta plasticità dei corpi, nella loro naturalezza, nella loro solitudine, nel loro farsi isole inaccessibili ancorché umanissime, sotto lo sguardo compassionevole ma inesorabile del loro creatore.” (Matteo Collura)

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prossimamente

Gianni PROVENZANO

V O L T I

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Franco FASULO

I L   V I  A G G I O

PERMANENTE IN GALLERIA DIGITALE

Opere 2000 -2021

con testo di Giusy Randazzo

  e   video di Tano Siracusa

Il suo percorso artistico inizia alla fine degli anni ‘80. Utilizzando le radici di ulivo, crea una serie di sculture evocanti i miti greci. Queste opere raggruppate nella mostra “Nel giardino di Zeus” saranno esposte in Sicilia, a Parigi al Salone Internazionale dell’Alimentazione (1994) e alla Fortezza da Basso di Firenze nel 1995.
Successivamente compie una serie di viaggi nei paesi rivieraschi del Mediterraneo e del nord Atlantico; nasce così la sua ricerca pittorica, ispirata dal mondo della navigazione e dai porti dei luoghi visitati.

Le sue opere sono state proposte al pubblico con la personale “Il Blu e la Ruggine”, per il centro Culturale Pier Paolo Pasolini e curata da Aldo Gerbino ad Agrigento (2001) , al Palazzo della Permanente di Milano (2002) in occasione del concorso nazionale Premio Arte Mondadori, in seno al quale ha ottenuto il secondo posto con l’opera “Esistenza Nomade”. Di seguito, ha esposto con regolarità sul territorio nazionale ed europeo. Del 2018 la sua personale "Codice degli orizzonti, alla FAM Gallery di Agrigento, curata da Giuseppe Frazzetto. 
Le sue opere sono presenti in collezioni private e nelle sedi di: Cassa Nazionale dei Notai in Roma; Consiglio Notarile di Agrigento; Banco di Credito Siciliano di Palermo; IACP di Agrigento; Comune di Sartirana Lomellina; Comune di Porto Empedocle; Osservatorio Arte Contemporanea “Museum” di Bagheria; Fondazione Andrea Camilleri, Porto Empedocle.
Testi e contributi critici di:: Andros, L. Chauvel, E. Commessatti, G. Castelli, G. Frazzetto, A. Gerbino, G. Iannello, D. Lacagnina, G. Macaluso, V. P. Mazzara, P. Minacori, P. Nifosì, G. Randazzo, G. Savatteri, V. Serra, L. Spagnesi, J. Zoderer.
Gallerie di riferimento in Italia: Fabbriche Chiaramontane, Agrigento; Galleria Art’è, Acireale; FAM Gallery, Agrigento.
Galleria di riferimento per gli U.S.A: Art of the World Gallery; Houston.

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PERMANENTE UN GALLERIA DIGITALE

Presentazione di Giuseppe Pappalardo 

La città intima #15

Angelo PITRONE

Agrigento. La città intima.  

FOTOGRAFIE

Si è dedicato alla fotografia di paesaggi e luoghi siciliani, usata spesso come commento figurativo a celebri opere letterarie di PirandelloSciascia e Tomasi di Lampedusa. Di Pirandello ha ripreso in suggestivi scorci fotografici i luoghi del Caos e ha rappresentato le luci e i colori della Sicilia di Sciascia. Ha intrattenuto rapporti con Andrea Camilleri e mantiene relazioni amichevoli e di lavoro con artisti ed intellettuali come il regista Giuseppe Tornatore e lo scrittore Matteo Collura. Questi, hanno arricchito i suoi libri fotografici con i loro commenti letterari.

Ha realizzato anche lavori fotografici di reportage come quello su il problema della siccità nell'area mediterranea ed altri che documentano il dramma della emigrazione clandestina. Si è interessato e ha partecipato come esperto fotografo alla documentazione di campagne di scavo archeologiche internazionali in Libia e ha curato molti cataloghi di mostre archeologiche e architettoniche. Numerose le mostre fotografiche personali all'estero (Francia, Stati Uniti ecc.) e in Italia tra cui quella che ha riscosso particolare successo di pubblico al Festival della Letteratura di Mantova del 2005.

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PERMANENTE IN GALLERIA DIGITALE

Tano SIRACUSA

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FOTOGRAFIE

Video 'La processione'

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Come ogni anno san Calò, il santo nero di Agrigento, è uscito dalla sua chiesa fuori le mura ed ha attraversato il centro storico. Per un giorno i suoi fedeli, i contadini di Rabato un tempo, un generico popolo oggi, sono padroni della città.
I fedeli irrompono nella chiesa, la espugnano, si impossessano del santo che esce barcollando nella luce della piazza infossata, dove rullano i tamburi e la folla attende. Le autorità religiose e civili sono sparite e la processione è come un viaggio.
Dai balconi una volta si lanciava soltanto il pane che veniva raccolto e mangiato dai fedeli. Un linciaggio, il santo nero come capro espiatorio, ipotizza Giandomenico Vivacqua. Il pane mangiato per comunione mistica con il corpo del santo, suggeriva Settimio Biondi. Mentre la leggenda tramanda di una peste e del santo che portava il pane, lanciato dai balconi per paura del contagio, al lazzaretto.
San Calò raggiungeva la Sicilia alla fine del V secolo, in fuga dai Vandali ariani. Come oggi fuggono a migliaia dall’Africa e dal vicino oriente per approdare sulle nostre spiagge, neri come lui, in fuga dalle guerre, dalla fame, dalla follia delle armi, dalle persecuzioni. Era inevitabile che san Calò diventasse il santo degli immigrati.
I fedeli, arrampicandosi sulla statua, sembrano voler scalare il cielo, oltrepassare la frontiera del miracolo.

 

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40°

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Girgenti    Immagini 1850-1870

L’invenzione della fotografia, nel 1839, rivoluziona l’arte di creare immagini e si diffonde immediatamente soprattutto tra gli artisti che ne avvertono le potenzialità espressive ed economiche. I fotografi viaggiano per l’Europa, il Medio Oriente e il Nord Africa realizzando reportage fotografici sulle tracce degli itinerari segnati dai classici della letteratura, dall’iconografia di viaggio e dalle prime guide “turistiche”. Essi realizzano reportage che confluiscono in cataloghi tematici di vedute di carattere artistico e paesaggistico destinate alla vendita. Il formato più diffuso per tali foto è la stereografia, che attraverso uno strumento, lo stereoscopio, dà un’illusione tridimensionale e che conosce un ampio successo di vendite in Europa.

Girgenti, già tappa obbligata del Grand Tour settecentesco in Sicilia, nella seconda metà dell’Ottocento, favorita anche dall’eco delle gesta garibaldine e dal nuovo assetto nazionale, resta una meta di grande attrattiva per i primi fotografi che la visitano: George W. Bridges, Eugène Piot, Eugène Sevaistre, Paul Berthier, Jean Andrieu, Giorgio Sommer e Robert Rive. Le loro immagini, insieme a quelle del girgentino Giuseppe Gallego, sono un materiale di eccezionale valore storico e documentario per una maggiore  conoscenza del territorio di Girgenti e dei costumi dell’epoca

Immancabili soggetti delle fotografie sono i monumenti classici della Valle dei Templi e il paesaggio che li circonda, ma destano particolare attenzione le immagini della città moderna perché da una parte la ritraggono ancora confinata entro le cinta delle sue fortificazioni chiaromontane, dall’altra documentano la neonata fase espansiva fuori da esse. Infatti, dopo i moti del 1848 il governo borbonico avvia una serie di opere pubbliche che interessano in particolare l’area a sud-est della città destinata ad area ludico-sociale per lo svago dei cittadini. Dopo il 1860 tale attivismo subisce un ulteriore impulso determinato dalle implicazioni e dalle ripercussioni storico-politico ed economico–sociali poste dall’Unità d’Italia. Esso provocherà delle profonde e radicali trasformazioni nel riassetto urbanistico ed architettonico della città, per cui il lavoro dei fotografi-viaggiatori di quella fase storica, oggi, costituisce una testimonianza unica e notevole.

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PERMANENTE IN GALLERIA DIGITALE

a cura di

Angelo PITRONE

e Giovanni SCICOLONE

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PERMANENTE IN GALLERIA DIGITALE

In questo percorso fotografico, Giuseppe Arena ci consente di ripercorrere momenti della vita della città, di recuperare quelle immagini di una comunità in movimento, la vita.

Agrigento, non è stata in testa ai venti del cambiamento. E' stata una città che si è sempre adeguata alle dinamiche delle realtà più grandi e importanti.

Nel secolo scorso ha vissuto di riflesso, dal fascismo alla liberazione del Paese; non ha certo vissuto con intensità emotiva l'occupazione delle terre e la lotta di liberazione dei lavoratori dallo sfruttamento e dai soprusi.

All'epoca, il panorama politico costruiva la propria forza attraverso i piccoli favori per la povera gente e le le grandi clientele per i potenti e i malfattori, a cominciare dagli speculatori dell'edilizia selvaggia. 

La stampa dell'epoca, ci ha consegnato una città e una provincia dove nulla cambia. 

Giuseppe Arena, con queste foto, ci consegna quella città, quelle sensazioni di impotenza, di periferia.

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Giuseppe ARENA

fotografie  1950 - 1970

a cura di

Angelo PITRONE

e Giovanni SCICOLONE

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VIDEO IN ESCLUSIVA 

Italia da salvare, 1965
I grattacieli di Agrigento.
La città prima della frana

Le persone Le opere

con il contributo di Giovanni Taglialavoro

19 luglio 1966

PERMANENTE IN GALLERIA DIGITALE

con l'assistenza di Domenico Pistone e il contributo di Giovanni Scicolone, Pietro Fattori e Angelo Pitrone

15 gennaio - 31 dicembre 2021

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100° di Leonardo SCIASCIA

Forum

28|01|21 Matteo COLLURA - Baci a occhi aperti
08|02|21 Felice CAVALLARO - Sciascia l'eretico
11|02|21 Gigi RESTIVO e Salvatore PICONE -
                   Dalle parti di Leonardo Sciascia

26|02|21 Gaspare AGNELLO - La terrazza della Noce
30|05|21 Toti FERLITA  e Angelo PITRONE - Leonardo Sciascia.
                   Quasi guardandosi a uno specchio (R)

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40°

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Prossimamente

2^ edizione della Mostra delle Acqueforti di Pino DI SILVESTRO in

'Omaggio a Leonardo Sciascia'

con l'assistenza di Domenico Pistone

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100° del P.C.I.

15 gennaio- 31 dicembre 2021

Forum

04|03|21 Marcello SORGI - Quando c'erano i comunisti
11|03|21 Piero FASSINO - Dalla rivoluzione alla democrazia
22|03|21 Peppe PROVENZANO -
Il PCI e la sinistra in Italia. Vita  e pensiero di Emanuele Macaluso 

Contributi

Emanuele Macaluso

Portella della Ginestra 

1 maggio 2019

Massimo D'Alema
Il PCI e la democrazia italiana. Lectio magistralis 

Le lotte e l'impegno per il Mezzogiorno, Pio La Torre e il Pci negli anni dell'intervento straordinario

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Video del Centro Pasolini

2018 - Era di maggio Il '68 agrigentino nella memoria di alcuni protagonisti

2017 - 100° Anniversario della partigiana

Vittoria Giunti (ANPI) 

2017 -  Franco La Torre Pio La Torre:

Ecco chi sei

2016 - Francesco Tornatore Ecco perchè.... Bibliografia degli scritti di Pio La Torre

2014 - Emanuele Macaluso

Comunisti e riformisti

2013 - Elio Sanfilippo - Perchè è stato

ucciso Pio La Torre? 

2011 - 100° Anniversario di Totò

Di Benedetto con Massimo D'Alema

2007  Francesco Renda

Autobiografia politica

Filmati

Il viaggio della speranza

Sinistra unita  Sicilia nuova 

Renato GUTTUSO

I Funerali di Togliatti

da Mambo

Fabio Belloni racconta l'opera

(clicca sull'immagine per il video)

Documenti

Memoriale inviato alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia dalla Federazione PCI di Agrigento e Sciacca il 18 gennaio 1964

Le ceneri di Gramsci di Pier Paolo Pasolini

con l'assistenza di Domenico Pistone

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